Wednesday, December 30, 2020
Allarme CNA sulle nuove norme bancarie: lettera alle Istituzioni UE

 

CNA, Abi e le altre associazioni di imprese hanno inviato congiuntamente alle istituzioni europee una lettera con la forte richiesta di intervenire urgentemente su alcune norme in materia bancaria che, pensate in un contesto completamente diverso da quello attuale e caratterizzate da un eccesso di automatismi, rischiano di compromettere irrimediabilmente le prospettive di recupero dell’economia italiana ed europea.

La lettera rileva che il credito ha assunto un ruolo cruciale, nelle fasi più acute della crisi, per assicurare la necessaria liquidità alle imprese, private delle loro entrate o comunque investite da shock imponenti tanto dal lato della domanda quanto da quello dell’approvvigionamento dei fattori produttivi. Altrettanto essenziale, se non di più, sarà il supporto del credito nella fase successiva, per sostenere le imprese nel percorso di ripristino delle condizioni di economicità dei loro business, in condizioni di incertezza che rischiano di protrarsi per un lungo periodo.

“CNA e le associazioni hanno preso atto – spiega il direttore generale della CNA Reggiana Azio Sezzi - che nella prima fase della pandemia le istituzioni nazionali ed europee hanno messo in atto una serie di misure utili ad affrontare l’emergenza. Tuttavia, una serie di criticità nel quadro regolamentare bancario devono essere superate per evitare che situazioni di temporanea difficoltà delle imprese si trasformino in crisi irreversibili per effetto degli automatismi incorporati in alcune norme di primo e secondo livello, a partire dalle nuove definizioni di default che entreranno in vigore dal prossimo primo gennaio”.

E’ urgente intervenire sulle regole relative all’identificazione dei debitori come deteriorati. Il combinato disposto di una norma restrittiva, come quella che limita a 90 giorni il periodo di ritardo di pagamento ammesso, con l’applicazione, da gennaio 2021, di nuove e più restrittive soglie per gli importi scaduti, nonché i nuovi criteri per il trattamento dei crediti ristrutturati, rischiano di determinare la classificazione a default di un numero ingentissimo di imprese, comunque sane. Queste imprese perderebbero l’accesso al credito, con quello che ne consegue in termini di prospettive di ripresa.

“E’ indispensabile evitare che – aggiunge Sezzi - alla classificazione di un credito come deteriorato, consegua in tempi troppo stretti e predeterminati l’imposizione di coperture a carico delle banche fino all’annullamento del valore del credito (c.d. “calendar provisioning”). Una serie di aggiustamenti mirati alle norme relative agli effetti delle operazioni di cessione di crediti deteriorati, alle cessioni tramite cartolarizzazioni, al trattamento degli NPL acquistati dalle banche, saranno essenziali per consentire una gestione meno traumatica da parte delle banche di quella quota di esposizioni che andranno comunque in default. Una corretta valorizzazione dei crediti è infatti nell’interesse non solo delle banche ma anche delle imprese”.

Anche la Banca d’Italia è intervenuta per chiarire termini e conseguenze essenziali della nuova definizione di default per evitare allarmismi tra gli operatori economici.

“In questa situazione contingente, rischiamo di essere di fronte ad una vera bomba ad orologeria – conclude il direttore CNA - pronta a scoppiare nelle mani di artigiani e piccoli imprenditori già alle prese con difficoltà mai viste. Un solo sconfinamento di 100 euro paralizzerà nei fatti l’operatività nei rapporti con la banca. Per quanta attività di informazione si potrà mettere in campo per far conoscere le nuove regole e rispettare con puntualità le scadenze di pagamento, in presenza di regole così rigide la possibilità che un imprenditore, ma anche un privato cittadino, possa trovarsi in difficoltà nell’attuale contesto è oggettivamente molto alta”.