Nelle ultime settimane si sta molto parlando del World Congress of Families, il più importante meeting internazionale di gruppi e movimenti contro l’aborto e la libertà di scelta delle donne e contro le unioni omosessuali, per la promozione della famiglia “naturale e tradizionale”, dal 29 al 31 marzo a Verona.
“Ci dissociamo e disapproviamo questa lobby retrograda e anacronistica”. Non usa mezzi termini la presidente CNA Impresa Donna Reggio Emilia Paola Ligabue, che aggiunge: “Facciamo tanto come Associazione per promuovere l’imprenditoria femminile e la parità di genere nella società, sia a livello professionale che di diritti civili. Con le tesi promosse dal Congresso Mondiale delle Famiglie sembra di tornare nel Medioevo”.
Solo un mese fa CNA Impresa Donna aveva presentato in Senato un pacchetto di otto proposte per favorire l’imprenditoria femminile e superare il grosso gap di genere che caratterizza l’economia italiana.
“In una società civile ed evoluta – incalza la presidente reggiana - non dovrebbe essere necessario lottare per la parità di genere, invece purtroppo dobbiamo affermare i nostri diritti di donne sia in politica che all’interno della comunità stessa, per contrastare queste correnti di pensiero che vogliono annullare il duro lavoro svolto sinora sui tavoli istituzionali e in piazza, a partire dalla prima importante vittoria italiana con il diritto di voto universale nel 1946. Come associazione abbiamo sempre spronato le imprenditrici ad un processo di miglioramento continuo delle proprie competenze per l’affermazione del proprio ruolo all’interno del mondo del lavoro e della società. Come donne siamo riuscite a raggiungere ottimi risultati, nonostante ci sia ancora molto da fare soprattutto sul tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per la cura della famiglia, che continua ad essere un carico quasi esclusivamente femminile, quando invece si tratta di un tema sociale che riguarda uomini e donne e di cui lo Stato, con la promulgazione di leggi apposite, dovrebbe farsi carico. Il World Congress of families ripropone indirettamente uno stereotipo femminile innegabilmente legato al passato, che non vogliamo supportare”.
“Mi stupisco ci siano Ministri dello Stato italiano – conclude Paola Ligabue - che appoggino una manifestazione che strumentalizza il tema della famiglia per promuovere un’ideologia maschilista ed omofoba, portando la società ad un inevitabile processo involutivo”.