Giovane ma non troppo, ambizioso, istruito, senza credito e senza una famiglia di imprenditori alle spalle. E’ l’identikit del giovane imprenditore di oggi emerso da un’indagine condotta da CNA a livello nazionale su un campione di oltre 1000 imprenditori under 40 e presentata a Reggio Emilia nel corso dell’iniziativa CNA Next Lab Impresa Bella.
Un’iniziativa fortemente voluta dal presidente territoriale e vicepresidente nazionale CNA del gruppo Giovani Imprenditori Marcello Mattioli per aggiungere la tappa reggiana in un percorso nazionale che si concluderà il prossimo 4 ottobre a Milano e che ha riunito in via Maiella 50 imprenditori, giovani e senior, dando vita a 4 tavoli di lavoro coordinati da 4 professionisti esperti in diverse aree tematiche.
“Impresa bella per noi vuol dire – ha spiegato Mattioli - impresa dinamica, aperta all’Europa, che fa della condivisone un plus sia tra soci che tra imprenditori e dipendenti e che dia pari opportunità di carriera a donne e uomini. Sicuramente abbiamo tutti qualcosa da imparare dal confronto e portare esperienze diverse ai tavoli ci è sembrato il modo giusto per arrivare a definire quale sarà l’impresa del futuro”.
Parole confermate dal presidente CNA Reggio Emilia Giorgio Lugli che ha sottolineato la volontà dell’Associazione di organizzare “sempre più matching informali e incontri b2b per stimolare il confronto diretto ed essere al fianco degli imprenditori nell’aprire le porte a nuovi business”.
Di impresa dinamica ha parlato Matteo Borghi, presidente di WiMORE, che a 37 anni ha passato 2 mesi da dipendente e 18 anni da imprenditore, identificando i fattori di un’impresa di successo: curiosità verso il nuovo, approccio innovativo, ricerca e sviluppo continui, mettersi in discussione e non arroccarsi su preconcetti, cogliendo tutti gli stimoli esterni ma anche interni all’azienda, ad esempio provenienti dai collaboratori.
Ledi Halilaj, ART-ER – StartupUnit, ha presentato le possibilità del programma Erasmus for young entrepreneurs, che consente a giovani o aspiranti imprenditori di recarsi presso un imprenditore con esperienza di un altro paese europeo e lavorare insieme per un periodo da 1 a 6 mesi con l’opportunità reciproca di considerare la propria attività sotto nuovi punti di vista, collaborare con partner stranieri e informarsi su nuovi mercati. Dal 2018 è partito un progetto pilota anche in Israele, USA e Singapore.
Francesca Fiori, socia Future Hub, si è occupata, invece, del significato di condividere in azienda ponendo l’accento sul valore della comunicazione interpersonale per raggiungere un obiettivo comune.
Infine Donatella Davoli, Presidente EWMD Reggio-Modena e Direttore generale Iren Rinnovabili, ha trattato il tema della parità di genere. Tutti gli indicatori concordano sul dato che il progresso economico e sociale di un Paese va di pari passo con lo sviluppo dell'occupazione femminile e purtroppo l’Italia ha ancora molta strada da fare. Secondo il Global Gender Gap Index, che esamina il gap tra uomini e donne, nell’ambito economico l’Italia si trova al 118 posto su 149 Paesi analizzati.
Una buona notizia viene dai giovani, tra cui c’è più parità rispetto al passato, anche grazie a progetti come “Ragazze Digitali”, che avvicina le ragazze delle superiori all’informatica e alla programmazione (un mondo a forte predominanza maschile), perché è dal momento della scelta post-diploma che comincia il gap.
I risultati dei tavoli, quelli reggiani e gli altri che si stanno susseguendo in giro per l’Italia, saranno svelati solo nell’evento conclusivo CNA NEXT LAB a Milano.
Intanto Chiara Allegri, presidente regionale e vicepresidente nazionale CNA Giovani Imprenditori, ha fotografato la situazione attuale: i giovani imprenditori aventi un minor grado di istruzione svolgono più frequentemente corsi di specializzazione (74,9%) rispetto ai laureati (70,6%), a conferma di quanto l’istruzione sia un fattore di successo spesso determinante. Tradizionalmente legati all’edilizia, oggi decidono di puntare sui servizi e in particolare sul settore turistico/alberghiero (oltre il 6%). Il 66,5% ha usato mezzi propri per avviare l’attività e ha scelto di investire sul proprio percorso formativo senza avere esempi di avvio di impresa in famiglia (69,8%). Allora perché l’ha fatto? Quasi il 90% per migliorare la soddisfazione personale, oltre il 50% lo status socialee il 47,6% il benessere finanziario.