Il settore della moda è tra quelli più colpiti dall’emergenza sanitaria. Lo stop imposto per contrastare la diffusione del coronavirus, è inevitabilmente un’occasione di riflessione, che porta a interrogarsi sugli effetti immediati e soprattutto sui nuovi scenari che si apriranno dopo la ripartenza, come ha fatto la presidente di CNA Federmoda Reggio Emilia Donella Lodi: “In queste settimane ho riflettuto davvero tanto sul sistema moda, sulla voracità e sulla velocità del consumo inconsapevole. Sono convinta che questa emergenza abbia rimesso un po’ in ordine di importanza le regole della vita sociale ed economica”.
“Parlo anche a discapito del mio stesso settore - continua la presidente Lodi - ma condivido al cento per cento la lettera di Giorgio Armani sul ritorno ad una moda sostenibile e giusta. Basta con gli eccessi, con la mania delle mega produzioni, con la mania di dovere avere nei negozi la produzione invernale a giugno e la produzione estiva a gennaio: è pura follia! La moda deve tornare a seguire il ritmo naturale delle stagioni”.
Un ritorno, dunque, a ritmi di produzione meno frenetici, con più attenzione alla qualità e all’autenticità. E nell’immediato? Molte aziende della filiera moda, come quella della presidente Lodi, hanno riconvertito la propria attività nella produzione di mascherine, ma è una soluzione temporanea che non potrà certo durare per sempre.
La parola d’ordine per la filiera, secondo l’Associazione, è liquidità: servono prestiti a tasso zero da restituire con una scadenza di 30 anni, l’unico modo per far fronte all’azzeramento del fatturato.
“E’ necessario, inoltre, programmare un ritorno sui mercati – prosegue la presidente di CNA Federmoda Reggio Emilia – occorre definire un programma articolato di azioni sia attraverso strumenti tradizionali, come fiere e missionicommerciali, ma anche implementando la digitalizzazione delle imprese e adottando strumenti per favorire le connessioni attraverso piattaforme su web(b2b, b2c, videoconferenze, presentazioni, video, sfilate, eventi in streaming), visto che il distanziamento sociale continuerà per diverso tempo”.
Infine, dovrà essere posta ancora più attenzione nel futuro al Made in Italy, privilegiando anche dal punto di vista istituzionale le produzioni nazionali: “ad esempio - aggiunge Donella Lodi - si potrebbe pensare a misure che incentivino l’acquisto di produzioni italiane da parte del retail nazionale, potrebbe essere pensata una defiscalizzazione, o altra misura, per i negozi che acquistano collezioni italiane tracciate secondo strumenti condivisi con il Ministero dello Sviluppo Economico”.
“Credo che da questa drammatica situazione – conclude Lodi - possiamo tutti trarre degli insegnamenti importanti: ritrovare una dimensione “più umana”, rallentare il ritmo, porre attenzione alla qualità dei capi, alla confezione italiana, alla ricerca e non alla foga spasmodica del fast fashion. E’ errato, oltre che impossibile, pensare di riprendere semplicemente da dove ci siamo fermati prima del coronavirus. Sì alla riapertura delle aziende, ma in completa sicurezza e soprattutto con nuovi obiettivi”.